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giovedì 12 ottobre 2023

Un ragazzo sulla trentinO

Torna a farsi vivo il vostro avventuriero preferito. Al momento vi scrivo dalla Spagna, essendomi lanciato alla scoperta della penisola iberica, Portogallo incluso. Non vi dico dove esattamente: cliffhanger per il prossimo futuro, quando potrete emozionarvi vedendo spuntare un mio video da qualche location insolita.

Parleremo della Spagna, ma non è questo il giorno!


Oggi si parla di latitudini più fredde, ma che scaldano comunque il cuore, ovvero il Trentino-Alto Adige.

Per chi non lo sapesse, non ho un cognome italiano, bensì austriaco, pare che i miei antenati vivessero in queste terre. Per me si tratta in qualche modo di un ritorno alle origini. Uno dei motivi per i quali decisi di imparare il tedesco fu proprio il mio cognome.

Certo, il fatto che per i germanofoni Gabriele sia un nome da donna e il mio cognome sia perfettamente tedesco è fonte di confusione. Ricordo quando io e la mia locatrice Andrea (che invece da noi è nome da uomo) ci incontrammo la prima volta dopo esserci scambiati messaggi solo via mail. La confusione fu palese.

Essendo il mio cognome fonte di ispirazione di questo viaggio, ed essendomi stato dato da mio padre, proprio quest'ultimo è stato mio compagno di viaggio, nonché fedele autista, a parte per brevi tratte. Tenete a mente questo punto, perché ci tornerà utile.

Prima tappa: Trento e il Castello del Buonconsiglio. Davvero impressionante, con affreschi bellissimi.


A margine abbiamo anche assistito (a debita distanza) a un corteo NoVax che scandiva all'unisono "Speranza assassino", tipo nel film Johnny Stecchino, scandendo bene le S. Impressionante anche quello.

Seconda tappa: La Val. Sono stato in Irlanda, ma anche qui con le variazioni del colore verde non scherziamo. 




Per strada le persone parlavano una lingua che non avevo mai sentito. Ebbene, qui il 97% della popolazione parla il ladino.

Terza tappa: Brunico. Nello specifico il museo di Messner, scalatore di ottomila. È stato un po' come tornare in Cina. Uno spaccato di Asia (e non solo) in Alto Adige. Non so se riuscirò mai a visitare il Tibet, ma qui ne ho avuto un assaggio.



Quarta tappa: il lago di Braies. Tanta natura e altrettanti turisti. 


Quinta tappa: forse la più importante, anche se tecnicamente non solo Trentino-Alto Adige, ma anche Veneto.



Le Tre cime di Lavaredo. Avevo detto tanta natura e tanti turisti prima? Ecco, ancora più natura e ancora più turisti. La cosa affascinante è anche quella di inerpicarsi su per i monti in un autobus che sembra prossimo a prendere male una curva e a sprofondare giù dal burrone ma che magicamente rientra sempre all'ultimo momento. Come facciano gli autisti a riuscirci in strade tutte curve e a doppia corsia è per me un mistero.

Una volta arrivati, mio padre le osserva tranquillo da un rifugio, io invece me la faccio tutta a piedi per vederle anche da dietro controsole, come si vede nell'ultima foto in alto. Sarà scontato, ma è davvero uno spettacolo della natura.

Il giorno dopo io e mio padre saremmo dovuti andare a Resia, a vedere il famoso campanile sommerso dal lago. Al nostro ritorno in serata in hotel, però, mio padre viene ripreso dal sottoscritto con urla invereconde mentre inavvertitamente si accinge a prendere una rotonda contromano. Avendo lui guidato quasi per tutto il percorso e avendo passato le 68 primavere, decido di concedergli l'onore delle armi e malgrado lui stoicamente si riprometta di stare meglio il giorno successivo, gli impongo un itinerario più riposante nella verde Val Badia circostante. Il lago di Resia sarebbe stato una bellissima location per uno dei miei video con il siku, ma non esiste video con il siku che valga il rischio di impastarsi in macchina prendendo rotonde contromano. Io sicuramente non sarei in grado di guidare per quelle strade senza rischiare lo stesso epilogo...

...quindi...

Sesta tappa, giro in Val Badia e Museo Ciastel de Tor.



Una vista niente male, un museo molto informativo. Finalmente riesco a capire qualcosa di questa lingua a me sconosciuta. Tra i souvenir c'è anche "Il piccolo principe" tradotto in ladino. Il mio amore per le lingue mi tenta, ma mi decido che studiare cinese sia già una sfida sufficientemente grande.

Sempre in zona visitiamo anche il museo dedicato all'Ursus ladinicus, un orso ormai estinto che viveva in queste zone.


E proprio di preistoria e fossili, o forse sarebbe meglio dire mummie, si parla nella nostra sesta tappa.

Sesta tappa: il Museo Archeologico dell'Alto Adige a Bolzano e la mummia di Oetzi.


Anche in questo caso molto informativo, inoltre vedere la mummia ha una sua certa portata storica. Tuttavia, ogni tanto viene il dubbio: Oetzi avrebbe mai immaginato che sarebbe stato osservato seminudo migliaia di anni dalla sua morte da un popolo di guardoni per profitto? E se sì, sarebbe stato d'accordo?

Perdonaci Oetzi, non vogliamo farci i fatti tuoi. Vedi il positivo se puoi, anche invecchiando, rimani sempre tremendamente interessante!

Infine, l'ultima tappa... essendoci piaciuto tanto il Museo Messner di Brunico, decidiamo di vedere anche il Museo Firmian, a Bolzano, sempre del noto alpinista.





Anche in questo caso, un piccolo giro del mondo in Alto Adige. Nostalgia cinese. Alcune parti del museo sono molto toccanti, come quella dedicata agli alpinisti morti inseguendo il loro sogno, fra i quali risulta anche il fratello di Reinhold: Gunther. Qui sotto, il suo stivale.


Degna conclusione di un viaggio emotivamente molto forte... un po' per le mie origini tirolesi, un po' perché fatto con mio padre, un po' perché da queste parti la natura ti assorbe e ti fa sentire parte di sé, come quasi avevi dimenticato di essere vivendo nelle grandi metropoli di cemento.

Il giorno dopo avrei preso il treno per un'altra destinazione non molto più a nord... ma questa è storia per un altro post.

Cos'altro posso aggiungere a questo post invece? Ma ovviamente le mie performance musicali! Hasta la próxima e chamampi sikuri!