Leggendo meglio però si trattava di uno scrittore a me sconosciuto: Carlo Levi, scrittore antifascista di Torino esiliato in Basilicata, precisamente ad Aliano, durante il regime.
Alcuni estratti delle sue opere mi hanno particolarmente affascinato, soprattutto per il loro ritratto della questione meridionale.
"Tutti mi avevano chiesto notizie del mezzogiorno. Alcuni vedevano in esso un puro problema economico e tecnico, parlavano di opere pubbliche, di bonifiche, di necessaria industrializzazione, di colonizzazione interna, o si riferivano ai vecchi programmi socialisti, 'rifare l'Italia'. Altri non vi vedevano che una triste eredità storica, una tradizione di borbonica servitù che una democrazia liberale avrebbe un po' per volta eliminato. Altri sentenziavano non essere altro, il problema meridionale, che un caso particolare della oppressione capitalistica, che la dittatura del proletariato avrebbe senz'altro risolto. Altri ancora pensavano a una vera inferiorità di razza, e parlavano del sud come di un peso morto, per l'Italia del Nord, e studiavano le provvidenze per ovviare, dall'alto, a questo doloroso dato di fatto. Per tutti, lo Stato avrebbe potuto fare qualcosa, qualcosa di molto utile, benefico, e provvidenziale e mi avevano guardato con stupore quando io avevo detto che lo Stato, come essi lo intendevano, era invece l'ostacolo fondamentale a che si facesse qualunque cosa. Non può essere lo Stato, avevo detto, a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato."
Mi affascinava come un uomo del nord, catapultato negli anni '30 del Novecento nel bel mezzo di un paesino contadino del Sud, potesse usare simili parole per quelle terre:
"Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e dolente la sua bellezza".
Proprio l'accostamento di questi due aggettivi, espressiva e dolente, hanno suscitato in me l'interesse a vedere Matera con i miei occhi.
E quindi colta al balzo l'occasione in seguito ad invito di nozze di amici in Puglia, ho deciso di infilare nell'itinerario pugliese anche un paio di giorni a Matera. La cosa mi ha causato un po' di stress perché capire come prenotare i biglietti sul sito delle Ferrovie Appulo-Lucane non è stato per niente facile, ma una volta arrivati, si è consci che ne è valsa la pena.
Il primo giorno è stato un continuo scorrazzare da una viuzza all'altra, improvvisando il percorso dato che il GPS in un luogo dove strade e stradine si sovrapponevano, si disorientava continuamente.
GPS è confuso, talmente confuso da colpirsi da solo
Per le strade di Matera ci sono diverse statue dei suoi abitanti del passato, che trasmettono le stesse emozioni descritte da Carlo Levi: espressività e dolore.
Emozioni amplificate quando si visita una casa grotta. La comunione uomo-animale, lo spazio angusto, la mancanza assoluta di una zona di comfort, la penombra.
Queste grotte sono affascinanti per la loro storia, semplici per struttura, complicatissime da interpretare, soprattutto da occhi ormai offuscati dal progresso e che non possono in nessun modo immaginarsi come si vivesse esattamente all'epoca e in quali condizioni.
Pertanto, per provare a descrivere come fosse la vita a quei tempi, mi affido ancora a Carlo Levi.
"Questa fraternità passiva, questo patire insieme, questa rassegnata, solidale, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini, legame non religioso, ma naturale. Essi non hanno, né possono avere, quella che si usa chiamare coscienza politica, perché sono, in tutti i sensi del termine, pagani, non cittadini: gli dei dello Stato e della città non possono aver culto fra queste argille, dove regna il lupo e l'antico, nero cinghiale, né alcun muro separa il mondo degli uomini da quello degli animali e degli spiriti, né le fronde degli alberi visibili dalle oscure radici sotterranee. Non possono avere neppure una vera coscienza individuale, dove tutto è legato da influenze reciproche, dove ogni cosa è un potere che agisce insensibilmente, dove non esistono limiti che non siano rotti da un influsso magico."
Matera è molto camminabile e costellata di chiese rupestri, si ha la sensazione di giocare un po' a "caccia al tesoro", ogni grotta, ogni anfratto potrebbe ospitare un affresco meraviglioso, e spesso è il caso.
Alcune di queste chiese mi vengono mostrate dalla guida del mio tour di Matera a piedi.
Il quale segnalò anche come in quel periodo avessero girato l'ultimo 007 proprio lì a Matera, e di fare attenzione ad eventuali motociclette volanti (al minuto 1:29).
La titubanza non era poca. Il parco della Murgia Materana è abbastanza provante fisicamente, specie sotto il calore estivo. Così me la presi comoda al mattino nel fare colazione, pensai e ripensai, e poi decisi di andare. La mia guida mi aveva detto che la migliore vista dei Sassi è proprio quella dal parco della Murgia Materana.
Questa esitazione, però, ha portato il sottoscritto a calcolare male i tempi e le distanze e a trovarsi a scarpinare in salita allo zenit del sole, a mezzogiorno spaccato. Ma d'altronde sono giovane, bello e quindi devo essere necessariamente anche abbronzato. YOLO.
La prima sfida è il ponte tibetano, che per me, che soffro di vertigini, non è proprio il massimo. Le mie però non sono vertigini in forma tanto grave e quindi lo passo con relativa scioltezza, yeah.
Il secondo ostacolo sono gli uccelli. Tanto carini, piccolini, neri. Peccato che ti seguano dappertutto che nemmeno i cookie di tracciamento pubblicitario. Penso che il colpevole principale sia questo qua, il rondone, che a dispetto di ciò che sembra un accrescitivo, è in realtà piuttosto piccolo.
Tutti ce l'hanno con me perché sono piccolo e nero.
Non mi ha mollato un attimo, arrivando a più riprese a pochi metri dalla mia testa. Con il sole in faccia, la scalata da fare, un uccello che ti svolazza intorno da tutte le parti non è il massimo del comfort. Deduco pensasse io fossi un bastardone che volesse inculargli i piccoli nel nido lì vicino. Magari ha avuto esperienze traumatiche del tipo e quindi è solo un parente premuroso. Ti chiedo scusa, rondone. Sempre che sia stato effettivamente tu quell'uccello che mi ha scatenato addosso ore di parental control mentre scalavo l'Everest sotto il sole cocente.
Arrivati in cima al parco, effettivamente, la vista merita.
Ma quello che merita ancora di più sono le numerosissime chiese rupestri disseminate nel territorio del parco.
Così come le numerose grotte, che permettono scatti da cartolina.
Dopo la scarpinata di ritorno, è il turno dell'ultima tappa del mio tour, ovvero la cripta del peccato originale. Questa dista circa 15 chilometri dai Sassi di Matera, pertanto mi sono dovuto affidare ad un tour. Saliti sul minivan, una volta inoltrati nella campagna, la vista è spettacolare. La mia fotocamera non permetteva scatti di chissà quale qualità in movimento, ma nella foto sottostante si può intravedere qualcosa.
da https://www.isassidimatera.com/cosa-vedere/chiese-rupestri/cripta-del-peccato-originale/
I colori vivissimi, i dipinti evocativi, l'atmosfera raccolta, la storia raccontata dalla guida (maggiori informazioni al link soprastante), rendono questo luogo assolutamente imperdibile in una visita a Matera. Sembra di leggere un fumetto di secoli e secoli fa, per niente pomposo o appariscente, cionondimeno profondamente sacrale: una vera esperienza spirituale.
Avrei tanto voluto visitare anche Craco, borgo fantasma non lontano da Matera, ma i tour erano stati soppressi a causa COVID. Poco male, un motivo per ritornare. E poi non tutto il male viene per nuocere, dato che penso sia raro poter visitare i sassi in una Matera quasi disabitata. Avevo la città tutta per me. Matera was my oyster!
Matera mi rimarrà sempre nel cuore ed è difficile chiudere questo post in modo adeguato, senza lasciare niente di non detto, tanto meno posseggo doti poetiche o letterarie adatte che possano riempire quel vuoto, pertanto, ancora una volta, mi affido alle parole di chi l'ha vissuta più a lungo di me, a chi ha avuto più tempo per conoscerla e apprezzarla, a chi non scatta fotografie di un momento, ma scrive pagine che ne raccontano la storia.
"Matera, la città delle grotte, così povera, così inabitabile, e tuttavia così bella, che ben si comprende la ripugnanza dei contadini per le nuove case dei villaggi degli Enti di Riforma agraria, e l’ostilità a lasciare per quelle le antiche caverne, abitate dagli uomini fin dalla preistoria, da quando, in quelle grotte, abitavano gli dei." (Carlo Levi)
Chamampi sikuri e hasta la proxima!