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sabato 9 gennaio 2021

Cronache dal Myanmar: giorno #5 e #6

Come ci sono arrivato a questo stato di estasi?

La risposta è in questo lungo post, che riprende il mio viaggio in Myanmar di due anni fa. È il momento di riprendere il racconto, ma... dove eravamo rimasti?

Aspettate... vado a rileggere gli episodi precedenti.

Cronache dal Myanmar: giorno #1
Cronache dal Myanmar: giorno #2
Cronache dal Myanmar: giorni #3 e #4

Ah già, il Monte Popa... il grande irreprensibile Monte Popa! Ci sono, riprendiamo con il racconto.

Il giorno 5 è quello del trasferimento. 9 ore di bus per arrivare al Lago Inle, o meglio, Nyaungshwe, cittadina della quale a tutt'oggi non so pronunciare il nome. 

Tempaccio orribile, curve su curve, ginocchia in gola (se non ho busto e culo non è colpa di nessuno), carichiamo inspiegabilmente su sto furgoncino sacchi e ancora altri sacchi di tamarindo, manca solo Mastrota con il set di pentole, facciamo una sosta dove pago milioni di dollari per un pezzo di carne crudo in acqua.

...ma in tutto questo i paesaggi sono belli.

Arrivo, sfuggo all'assalto dei tassisti che mi vogliono far pagare per 100 metri, ricarico il cellulare, arrivo in hotel. MI SPIAGGIO E NON VOGLIO SENTIRE UNA PAROLA FINO A DOMANI, CAPITO?

Ah in tutto questo per entrare in città, facente parte della zona adibita al turismo, sono 15000 kyat. 15000 mila kyat??!? CAPITO?!??!!? Q-U-I-N-D-I-C-I-M-I-L-A.

No beh che poi sono tipo 11 dollari.

Il giorno 6 il programma prevede Kakku (tutta salute) e le grotte di Pindaya. Mi prenotano un fedele autista che mi scorrazzerà amabilmente fra sentieri e tornanti di campagna, cosa che adoro essendo io un idrante alla prima curva. Il tutto per 100000 kyat. Sì. che poi sono tipo 75 dollari.

Il tempo non è dei migliori ma Kakku è molto godibile. Una bella distesa sterminata di pagode immersa nel verde.


E proprio perché è godibile me la giro e me la rigiro, esploro, anche quelle zone meno battute.



Ed è proprio lì che, senza preavviso, così de botto, senza senso...

...ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ! *MI DO UNO SCHIAFFO MORTALE AL COLLO DA SOLO*

Mi sento come Forrest Gump in Vietnam quando venne "morso" nel posteriore, srotolo la mano dal cappuccio della felpa e ci trovo una bella vespa che potrebbe essere un motorino quanto a dimensioni, non fosse altro che siamo parlando dell'insetto.

La vespa è tramortitissima, quindi la butto via (animalisti sucate). Il problema è che il mio collo sta gonfiandosi tipo pallone aerostatico.

Un po' lo choc, un po' l'irripetibilità della situazione, un po' il sito ancora da visitare, rimango a girare ancora una decina di minuti prima di realizzare che forse dovrei fare qualcosa per il mio collo, o anche solo per evitare altri tipi di choc, tipo quello anafilattico.

Vado in biglietteria, dove parlicchiano inglese e fanno spallucce. Mi invitano a metterci sopra dell'aglio. Sì, bello tutto, ma forse ci va qualcosa di più. Spiegano la situazione al mio autista, che qui si tramuta in compagno di avventura.

Disorientato, ritrova il senso dell'orientamento per portarmi in un ambulatorio. 

Quando arrivo, entro nella sala principale. Tutte donne a piedi nudi con figli in braccio. Nello stesso medesimo istante tutti i loro occhi sono puntati su di me.

Arriva un'infermiera, il mio autista dice una parola. L'infermiera la ripete sotto forma di domanda. Lui la ripete con tono confermativo.

Tipo così:

Autista: နကျယ်ကောင်
Infermiera: နကျယ်ကောင် ?!?!?
Autista: နကျယ်ကောင် !!!!

Dove နကျယ်ကောင် potrebbe significare "vespa", ma anche "turista coglione" per quanto ne so. Fatto sta che tutte le donne gravide o con figli o gravide con figli che fino a lì mi fissavano incuriosite, tutte, nessuna esclusa, nello stesso istante cominciano a ridere.

Ridono fra di loro, poi mi guardano e tornano a ridere.

Eh vabbè, che devo fa? Rido anche io. D'altronde la risata è contagiosa!

Curioso come questi momenti si rivelino quelli più preziosi e indimenticabili di un viaggio, ma lo sono davvero. Io turista occidentale deriso in un ambulatorio da donne birmane dopo esser stato punto da una vespa. Nel 2001, quando facevo le scuole medie, avrei mai pensato un giorno di finire in uno scenario del genere? No, pensavo roba banale tipo diventare un calciatore, o un cantante, o di avere figli e una famiglia, un lavoro fisso. Ma quanto eri banale, Gabbrié? Niente sarebbe stato più epico di questo. Niente ti dico!

Che fantaaaaasticahhhhh storiahhh la vitaaahhhh... (cit.)

L'infermiera mi fa accomodare in una saletta, mi scruta, mi dà delle pilloline rosa che penso fossero appunto antistaminici, mi lascia andare. Quelle pilloline, le conservo ancora gelosamente.

Pillola ros(s)a o pillola blu?

Momento riflessione: quella signora me la immagino a raccontare la sua giornata al marito, di sto turista minchione punto dalla vespa. Mi provoca davvero un sorriso pensare di essere stato un divertente argomento di discussione per tutta quella gente. È fantastico come la vita intrecci i nostri destini per i motivi più disparati.

E visto che la risata è contagiosa, ma anche lo sbadiglio, una volta in macchina, nel viaggio per Tongyi mi addormento. Tre volte. Cioè, mi addormento, becchiamo un tornante, mi sveglio, mi addormento... in loop.

A Tongyi c'è pochino, una pagodina, son qui per vedere la ciccia di questo posto, ovvero le Grotte di Pindaya.

3000 kyat per l'entrata, 500 per fare foto.


Sì, perché ne varrà la pena.

L'entrata presagisce all'atmosfera che si incontrerà in questo sito. La pace. L'armonia. Il ritrovarsi come bambini a meravigliarsi di qualcosa di nuovo, inspiegabilmente bello, mai visto prima.

Vi porto a fare un giro. Seguitemi.





Il mio posto preferito è questa grotta minuscola, dove bisogna letteralmente strisciare per entrare. In genere mi definirei claustrofobico, ma qui gli spazi stretti non si avvertono davvero, perché ci sei solo tu, la luce e tutti questi Buddha che ti sorridono.



E quindi torniamo alla domanda iniziale, come ci sono arrivato a quello stato di estasi?

Penso ormai di conoscere quali sono i luoghi che mi affascinano di più. il Tempio di Bayon ad Angkor Wat, Rano Raraku all'Isola di Pasqua e ora le Grotte di Pindaya, cosa hanno tutte in comune?

Visi scolpiti per l'eternità immersi nella natura. L'uomo e la natura che si fondono, si uniscono, non si sfruttano, non si distruggono. Coesistono in armonia. Un'armonia che non puoi non percepire. Un'armonia alla quale in quel momento, con il semplice silenzio e la contemplazione, sei per tua natura destinato a partecipare.