Prima di poter mettere piedi nella cittadina di Nyeung U, viene liberamente imposto a tutti il pagamento del biglietto, 25000 kyat. Detta così sembra che mi sia giocato 3 stipendi, invece sono solo circa 15 euro. Non essendo però abituato a maneggiare banconote da "mila" e complice la stanchezza, do una svagonata di soldi alla signorina al banco, che molto onestamente mi restituisce la parte in eccesso. Chissà che le è passata per la testa nel restituirmi quel pacco di soldi...
Minuto 4:10
Arrivo col taxi in albergo. Mangio in un ristorante di amici dei proprietari (e di chi se no?), prenoto la mia guida turistica per il giorno successivo e mi spiaggio sul letto dove cado in stato di morte apparente. Sveglia all'alba il giorno dopo ore 4.30, non si scherza un caspio.
Risveglio traumatico ma emozionante. Si va a vedere l'alba a Bagan. Per la modica cifra di 35$ mi ero assicurato i servigi di Kyaw, la mia guida. A bordo dell'e-bike (8000 kyat per la giornata) ci dirigiamo di buon piglio verso i templi, visto che sta già albeggiando.
Mi rendo conto subito della tragica scelta delle scarpe con calzini. Flip-flop, ciabatte, quello che volete ma NON scarpe. Seguite il mio ragionamento: togliere scarpe > entrare nei templi > rimettere calzini con piedi sporchi di terra > rimettere le scarpe sui calzini sporchi di terra dei piedi sporchi. Molto sporco insomma.
Per questo successivamente comprerò dei sandali, di quelli con la superficie a bolle direttamente sulla pianta del piede. [SARCASM MODE=ON]Comodissssssimi.[/SARCASM]
La vista però, quella non è poi male...
Contemplare l'alba e quei templi rossastri finalmente ti dà la dimensione di cosa sia davvero Bagan. Quella cartolina che hai osservato e riosservato da casa tua. Quello per cui non sei ancora pronto è il patrimonio culturale, religioso, tradizionale che accompagna questa visita, semplicemente immenso. Lo scopriremo piano piano episodio per episodio.
Questo è una dei miei scatti preferiti
Dopo una sosta in albergo per la colazione, si torna al sito non ancora patrimonio dell'UNESCO (ci credete? Nemmeno io ci credevo, ma è così...) e si va a visitare la Schwezigon Pagoda, in tutta la sua lucentezza!
Si parlava di patrimonio religioso. Qui vengo a conoscenza di qualcosa di inedito per le mie orecchie: il culto dei Nat.
I Nat sono degli idoli, dei personaggi influenti del passato deceduti per morte violenta. Ogni Nat ha una sua sfera di influenza: chi porta fortuna in amore, chi porta un figlio, chi porta soldi, chi porta successo al lavoro. Vengono fatte loro offerte di soldi, cibo, sigari, alcol, un po' di tutto, a seconda della sfera di influenza che ricoprono e che si vorrebbe, appunto, utilizzassero per aiutarci nel mondo terreno.
Qui sopra ad esempio i Nat in questione sono padre e figlio. Il padre non credeva che il figlio sarebbe mai diventato nessuno, così poco prima di morire, il figlio fece disporre il proprio idolo in una posizione più alta rispetto a suo padre. Un po' come a dire: vecchio mio, ti sbagliavi.
Vista così, all'inizio può sembrare una cosa bizzarra, ma poi ci si sente subito accecati dal pregiudizio. Alla fine non c'è tanta differenza con il santino in tasca di nonno Vincenzo che lo protegge quando è alla guida. Se poi ci si aggiunge il patrimonio storico, culturale e religioso che si porta appresso, il tutto assume davvero i contorni di un viaggio meraviglioso in secoli di storia.
La visita comunque continua, qui sotto alcune foto dei meravigliosi templi che ne hanno fatto parte.
Htilominlo
Khaminga. Qui ho suonato il sikuri per la prima volta in Myanmar. Amo vedere la natura che prende il sopravvento su ciò che l'uomo ha costruito per alti fini. In qualche maniera ci vedo l'unione armonica di uomo e natura e l'inesorabile predominanza della seconda. Torniamo tutti alla natura e dalla natura siamo nati.
Ananda, the Westminister of Myanmar
Interno del tempio Nanpaya
Tempio Manuha, costruito dall'imperatore Anawrahta. Il tempio a malapena riesce a contenere il buddha. Il re infatti volle dare l'impressione di prigionia, essendo stato lui stesso prigioniero per dieci anni.
Tempio Dhammayangyi
Meraviglia
Niente tramonto a Bagan, ma dopo tutto ciò che si è visto, onestamente, chi se ne frega?
Il bilancio del primo giorno è positivo. Venendo dalla Cina, inquinamento inesistente, posti bellissimi, una guida esperta, pochi turisti data la bassa stagione. Ce la si spassa.
È molto formativo parlare con la mia guida di religione, dato che vengo a sapere di come ci siano diverse correnti buddhiste. In Cina, Giappone e Corea credono nella reincarnazione, in tutto il Sud-Est asiatico invece no.
Una nota dolente è l'astio verso i musulmani che si percepisce quando si parla con i locali, uno dei primi reality-check della mia esperienza in Myanmar. Niente che non si fosse messo in conto, ma comunque dopo tutti i discorsi sul buddhismo, la tolleranza, la pace interiore... è brutto dover scendere al solito stereotipo della religione come elemento divisivo invece che di inclusione. Specie in un posto del genere, che spiritualmente ispira.
La sera mi butto in un ristorante che offre il WiFi dal quale vengo presto cacciato perché appunto, abuso in lungo e in largo del loro WiFi mosso dalla disperazione dovuta alla scarsa connessione nel mio albergo.
Tornando al discorso sandali... dopo aver camminato su sandali scomodissimi, sentendo i piedi pulsare dal dolore, al mio rientro in albergo il momento in cui mi tolgo i sandali mi fa rivalutare la famosa citazione di Woody Allen: "Le due parole più belle del mondo non sono 'ti amo' ma 'è benigno'". Anche "piedi nudi" qui fa la sua porca figura.
Ma ecco il momento più atteso, quello dove potete ammirare le mie mirabolanti esibizioni musicali nei luoghi visitati dal vostro Carissimo! :D Buona visione e buon ascolto!
A presto per il terzo capitolo del mio racconto! :) Chamampi sikuri!