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lunedì 5 novembre 2018

Cronache dal Myanmar: giorno #1

Torno a postare dopo circa due mesi. Non ho postato non per mancanza di voglia o di cose da raccontare ma proprio perché stavo accumulando QUELLE cose da raccontare! Infatti ho storie fresche fresche dal Myanmar, terra nella quale mi sono recato per turismo dal 29 settembre al 9 di ottobre.

Farò un racconto a puntate in quanto voglio evitare che si disperdano particolari in un racconto troppo lungo... quindi eccoci al resoconto del giorno #1!

Bagagli preparati, si prende il bus, si arriva in aeroporto e BAM!!! Annuncio: volo in ritardo di un'ora e mezza. Il che rende anche l'ampia connessione a Hong Kong stretta come quando inchiappetto un puffo (cit.). Limato il tempo di connessione ad un'ora tonda tonda. Trenitalia, quasi quasi ti apprezzo.

Corsetta durante il transfer e si arriva comunque in tempo per la connessione. Con questa foto qui sotto comincia l'avventura.


Essendo ancora la stagione delle piogge (che termina a metà ottobre) giustamente in fase di atterraggio verso Yangon passiamo attraverso un nuvolone gonfio e pieno di fulmini. Spettacolo eccezionale ma anche strizza non indifferente.

Arrivato all'aeroporto di Yangon noto con piacere che tutti i cambiavalute sono chiusi (eh beh, sabato a mezzanotte, dagli torto) e che quindi non so come diavolo pagare l'hotel, né il ragazzo del taxi. Me la sbrigo con i dollari americani in entrambi i casi ma noto già una cosa...

...che i dollari americani devono essere PERFETTI. Un taglietto, una macchietta, una pieghetta e te li rifiutano. La cosa mette in apprensione e non poco, visto che circa un terzo dei dollari in mio possesso NON sono in condizioni perfette.

Ma va bene. Hotel pagato e visto che i cambiavalute sono chiusi, mi faccio cambiare 20 dollari in kyat in albergo, che pronuncerò kyat fino a un giorno prima della mia partenza, malgrado si pronuncino ciat. Tasso di cambio da usurai, ma l'avevo già messo in conto e va bene così.

Vado a dormire, stanza piccola ma comoda. Articoli da bagno che adocchio e che sicuramente, inevitabilmente, inesorabilmente, ruberò.

Sveglia il giorno dopo, colazione e via, si va alla Shwedagon Pagoda. O meglio, ci si vorrebbe andare, ma essendo molto presto e non avendo ancora potuto comprare la SIM birmana, mi ritrovo senza GPS e quindi senza riferimenti.

Chiedo a una ragazza in inglese: "Is this the right way to the Shwedagon pagoda?", lei dice di sì. Procedo. Chiedo a una seconda ragazza con il cane a passeggio, stessa domanda, stessa risposta. Arrivato a uno svincolo senza idea di dove sia allocata la qui sopra menzionata pagoda chiedo a un signore la stessa domanda per sentirmi dire che lì vicino c'è la SULE pagoda mentre la Shwedagon è in direzione opposta.

La mia interpretazione di questo misunderstanding è: pronuncio "Shwedagon" davvero di merda.

Noio volevam savuoir la Schvèdagon pagoda, ja?

Avranno capito solo "*incomprensibile* pagoda" e quindi, visto il loro inglese precario, non avranno neanche pensato di confermare il nome e quindi annuito. Si torna indietro.

E stavolta becco un monaco e glielo scandisco da dio, il monaco mi dice che sono sulla strada giusta. Ora se nemmeno il monaco mi da' le direzioni giuste per la pagoda, mi faccio monaco io.

E infatti la intravedo. Spicca nel cielo. Brillante. Peccato che io sia ad una rotonda e non ci siano strisce pedonali. Cioè, in realtà non ci sono praticamente mai le strisce pedonali. In quanto a diritto di precedenza ai pedoni peraltro rivaluto la Cina, cosa che pensavo impossibile. Qualche corsetta, salto delle staccionate in fosbury e arrivo finalmente alla pagoda.


Prima esperienza di cammino scalzo in terra birmana. Se mai ci andrete, portatevi ciabatte, flip-flop, sandali, quello che volete, ma NON scarpe e calzini.

La pagoda è grande, maestosa, piena di fedeli, lucente. Avendo un volo in poche ore non ho molto tempo per apprezzarne tutti i dettagli, ma mi riprometto di farlo al ritorno. Cosa che poi farò. 






Non ci saranno video del sottoscritto mentre suona il sikuri nella pagoda in quanto irrispettoso dei costumi locali.

Cambio anche centinaia di dollari ed euro ai cambiavalute della pagoda. Visita e problema dei soldi risolDo. Win-win.

Finita la visita si deve tornare in hotel... sì, ma come? Provo ad abilitare internet dalla mia SIM cinese e FUNZIONA!!! Trovo un parco bellissimo ma non ho tempo di fermarmi, ho un aereo che mi aspetta.


Lungo il tragitto compro una SIM birmana, della MyTel, vado di fretta, la tipa non parla inglese e la compro. Me ne pentirò.

Faccio i bagagli, rubo tutti gli articoli da bagno che posso, scendo le scale e chiedo allo staff di chiamarmi un taxi. Non sanno da che terminal devo partire. Chiamo l'agenzia con la quale ho prenotato il biglietto, non capiscono niente di quello che dico né capisco cosa mi dicano loro. Mi tornano cari i miei giorni da operatore call center per British Airways in Germania quando prendevo le chiamate inglesi, dall'altra parte della cornetta c'ero io e dunque, mantengo la calma. Roba che Buddha stesso sarebbe fiero di me.

Avrtei drtovuto intvruirlo

E ce la fanno: è il terminal 3.

Aeroporto deserto, pavimentazione impresentabile, tipo simil-pelliccia di colori psichedelici. Poi arriva il momento dell'imbarco, vedo l'aereo:



CIOÈ LE ELICHE! MA CIOÈ AVETE CAPITO?! DELLE CAZZO DI ELICHE??

Non avevo mai volato su un coso che rassomigliasse tanto i miei giocattoli da bambino. Cazzate a parte, si parte, appunto. Ottima scelta peraltro delle lingue usate a bordo dallo staff.


PRIMA lingua. Prima dell'inglese, lingua myanmar assente. I casi sono due: o stiamo tornando a comandare per la prima volta dai tempi dei Romani, oppure ripongono poca fiducia nelle nostre capacità linguistiche. INDVBBIAMENTE LA PRIMA! LA LINGVA ITALIANA DOMINE SVLLO MONDO INTERO!

E io come insegnante di italiano, gioisco.

Facciamo scalo a Heho, altra cosa mai vista prima. Ci fermiamo, carichiamo i nuovi compagni di viaggio e diretti a Nyaung-U, ripartiamo.

ANDIAMO A BAGAN BEPPE!!!

Si arriva in aeroporto. Poi in hotel. Poi si mangia. Staff cordialissimo. Sono a Bagan. Lo ripeto, sono a Bagan.

Quasi non riesco a dormire, malgrado la stanchezza, l'emozione è tanta. E presto ve la racconterò nei dettagli, perché questi sono viaggi che le emozioni le materializzano davanti ai tuoi occhi.

Chamampi Sikuri y hasta la próxima!